Il Theatrum chemicum («Teatro chimico»), è la più importante e la più celebre raccolta di trattati alchemici del Rinascimento. Scritta in latino, la lingua della sapienza europea dell'epoca e pubblicata per la prima volta a Strasburgo nel 1602 dall'editore e stampatore Lazare Zetzner in tre volumi, raggiunse la considerevole dimensione di sei volumi (contenenti oltre duecento trattati) nella sua ultima edizione del 1659-1661.
Storia
Il Theatrum chemicum è il risultato di un progetto editoriale che si dispiega in tutta la seconda metà del XVII secolo, il cosiddetto periodo del «rinnovamento paracelsiano», mediante il quale ha avuto luogo un'elevata attività di pubblicazione di trattati e di raccolte alchemiche. Tuttavia, malgrado lo stesso Paracelso, morto nel 1541, respingesse la pratica della trasmutazione dei metalli e non si interessasse che all'aspetto medicale delle preparazioni alchemiche (termine quest'ultimo che rimarrà sinonimo di chimica fino agli inizi del XVIII secolo), i suoi discepoli si affrettarono a ripristinare la ricerca della Grande Opera.
Nel 1541, Johannes Petreius pubblica a Norimberga una raccolta di dieci trattati, il De Alchemia (De Alchimia), edito da un certo Chrysogonus Polydorus, probabile pseudonimo del teologo luterano Andreas Osiander. In una postfazione, Petreius elenca una trentina di altri trattati che aspira a pubblicare e fa appello agli alchimisti di inviargli i loro manoscritti, promettendogli in cambio la pubblicazione delle opere. Alla sua morte, nel 1550, la collezione, raccolta da Petreius (tra l'altro editore nel 1543 del De revolutionibus orbium coelestium di Nicola Copernico) passa probabilmente a un suo parente, Heinrich Petri che pubblica a Bâle nel 1561 (in collaborazione con Pietro Perna), un insieme di 53 testi sotto il titolo di Verae alchemiae artisque metallicae, citra aenigmata, doctrina. Tale raccolta, edita dall'italiano Guglielmo Gratarolo (1516-1568), contiene specialmente un dialogo anonimo sull'alchimia trasmutatoria, riguardante Paracelso: le Chrysorrhoas sive De arte Chymica. Perna pubblica poi nel 1572 una nuova serie di sette volumi contenenti più di 80 trattati medievali: l'Artis auriferae, quam chemiam vocant, includente soprattutto la prima edizione della celebre Turba Philosophorum. Perna, con suo genero Konrad Waldkirch, prevedeva la pubblicazione di una raccolta ancora più estesa, ma il progetto passa quindi in mano allo strasburghese Lazare Zetzner, che pubblica i primi tre volumi del Theatrum Chemicum nel 1602.
Lazare Zetzner
Lazare Zetzner fu editore e stampatore (esperto in testi rari e curiosi) a Strasburgo dal 1582 alla sua morte, avvenuta nel 1616. Egli pubblicò, sovente in collaborazione con l'Università di Strasburgo, delle opere di storia, diritto, filosofia, medicina e di autori antichi come di umanisti suoi contemporanei. A lui si deve soprattutto un'importante raccolta di opere filosofiche di Raimondo Lullo, i Raymundi Lullii Opera (1598), che tuttavia non contengono i trattati alchemici pseudo-lulliani.
Egli pubblicò al tempo stesso una riedizione delle opere complete di Paracelso, oltre a diversi altri trattati di alchimia paracelsiana. Nel quadro di una strategia editoriale che non temette contraddizioni, che lo portò a pubblicare al tempo stesso Paracelso e dei trattati di medicina galenica alla quale quest'ultimo si opponeva vigorosamente, diede alle stampe nel 1603 (appena un anno dopo il Theatrum chemicum), il violento pamphlet contro l'alchimia trasmutatoria del medico lorrenese nonché alchimista pentito Nicolas Guibert. Egli fu inoltre, insieme ai suoi eredi, l'editore di Johann Valentin Andreae, il principale istigatore dell'affaire Rosa croce, e soprattutto delle Nozze Chimiche di Christian Rosenkreutz, apparso in forma anonima nel 1616.
Edizioni del Theatrum Chemicum
La metafora del Theatrum mundi, il «Teatro del mondo», era alla moda alla fine del XVI secolo, ispiratrice del titolo di numerose opere su soggetti diversi tra cui il celebre Theatrum vitæ humanæ (1565) del medico svizzero Theodor Zwinger|. Essa si ritrova ugualmente nella letteratura alchemica, in particolare nell'Amphitheatrum sapientiæ æternæ (1595) di Heinrich Khunrath. Zetzner la riprende, esplicitando nella sua dedica il proposito di fornire « una scelta dei migliori testi relativi a quest'arte [...] come dentro un sontuoso teatro per il piacere dei suoi dotti spettatori ». A testimonianza del successo dell'opera, il titolo fu ripreso da altre raccolte alchemiche tra cui il Theatrum Chemicum Britannicum (1652) d'Elias Ashmole, e il Deutsches Theatrum Chemicum (1728-1732) di Friedrich Roth-Scholtz, oltre che da soggetti similari come il Theatrum Sympatheticum (1660) ispirato alla cosiddetta "polvere di simpatia", celeberrimo medicamento paracelsiano..
Il Theatrum Chemicum è dedicato a Federico I, duca di Württemberg e conte di Montbéliard, appassionato d'alchimia, che possedeva nel vecchio castello di Stoccarda un laboratorio e un'importante biblioteca, resosi responsabile tuttavia di diverse atrocità (fece torturare e giustiziare molti degli alchimisti venuti a lavorare per lui).
L'obiettivo dell'opera era dunque di assemblare i principali trattati di alchimia allo scopo di permettere ai « filosofi chimici » di studiarli, di compararli, di selezionarli accuratamente per tirarvi fuori una vera dottrina.
Prima edizione del 1602
La prima edizione del 1602 constava di tre volumi in-ottavo e fu stampata a Oberursel nei pressi di Francoforte. Come indica il titolo completo, l'inizio del primo tomo che si presentava in forma didattica, recitava difatti: « i principali trattati sull'antichità, la veracità, la liceità, la superiorità e le operazioni di alchimia e della pietra filosofale ». Ritroviamo inoltre all'inizio dell'opera il De veritate et antiquitate artis chemicae (Della verità e de ll'antichità dell'alchimia, 1561) di Robert Duval, seguito poco dopo dal De jure artis alchemiæ (Della liceità dell'arte alchemica, 1576) attribuito a Johannes Chrysippus Fanianus, e dal Dialogus apologeticus de jure et præstantia chemicorum medicamentorum (Dialogo apologetico sulla liceità e la superiorità dei medicamenti chimici, 1584) dell'inglese Thomas Muffet (la farmacopea chimica era una delle principali dottrine mediche di Paracelso). E per concludere quest’inizio in materia didattica, il De alchemia difficultatibus (Delle difficoltà dell'alchimia, 1594) di Theobald de Hoghelande.
Il resto dei primi tre tomi è costituito da un miscuglio di testi antichi, medievali e rinascimentali, il cui ordine è dettato dal fatto del trattarsi spesso dell’opera di integrazione di svariate raccolte alchemiche pubblicate in precedenza. In esse troviamo un equilibrio tra la “venerabile alchimia” e gli autori più recenti del "rinnovamento paracelsiano". In mezzo a tutto questo, i trattati di Gérard Dorn e le sue traduzioni latine dei trattati di Bernardo da Treviso e di Denis Zachaire, e le raccolte di Bernard Gilles Penot e Nicolas Barnaud.
« Le opere edite da questi due personaggi si somigliano, composte in forma di testi esprimenti il loro credo e sotto forma di brevi trattati di alchemici vari del Medio Evo o del Rinascimento, paracelsiani e non e spesso anonimi, frammenti assemblati nel tumulto di un’epoca turbolenta, pagine raccolte a discrezione di vite itineranti, dediche arrangiate di fronte a una scelta, insiemi compositi, scarti cuciti in fretta, fatti di sacco e di corda pazientemente accomodati nel bagliore di un forno ».
Zetzner, come aveva fatto con la filosofia e l’arte lulliana, contribuì a propagare il paracelsismo in Europa, collocandolo inoltre in una vasta, solida e antica tradizione alchimistica»: « Questi due movimenti, a dispetto delle loro differenze, perseguivano uno stesso ideale: la realizzazione di una scienza universale che doveva garantire il progresso del sapere tutto al servizio della religiosa comunità fraterna degli uomini ».
Seconda edizione del 1613
Per il seguito della sua antologia, Lazare Zetzner si procurò i servigi dell'alchimista Benedictus Figulus. Quest'ultimo prevedeva la pubblicazione di tre nuovi volumi recanti un titolo abbastanza mistico: ''Teatro d'oro tutto nuovo e benedetto, risplendente delle opulente ricchezze del presente secolo d'oro, colmato di opere finora sconosciute, dei più eccellenti filosofi, tanto antichi quanti moderni, che tratta della grande meraviglia benedetta e del miracoloso mistero della pietra fisica e tintoriale, della sua preparazione e della sua acquisizione.'' Tuttavia, minacciato di arresto all'epoca degli albori dell'affare Rosacroce, Figulus dovette fuggire. Zetzner pubblicò ciononostante nel 1613, a Strasburgo, una seconda edizione del ''Theatrum Chemicum,'' ampliata da un quarto volume, una nuova prefazione annunciante un quinto volume e un ''Theatrum Chemicum-Medicum,'' che avrebbe trattato d'alchimia medica (iatrochimia). Come Johann Petreius mezzo secolo prima, egli fece appello agli alchimisti di inviargli i loro testi. Questo nuovo tomo, di composizione alquanto disconnessa rispetto alla precedente, contieneva anch'esso alcuni autori antichi (Artephius, Pseudo-Lullo e Pseudo-Arnaldo di Villanova, ecc.) e moderni (i trattati di Michael Sendivogius, il commentario al ''Trattato d'oro di Ermete Trismegisto" di Israel Harvet, Penot nuovamente, ecc.)
Terza edizione del 1622
Dopo la morte di Zetzner nel 1616, i suoi eredi pubblicarono una terza edizione nel 1622. Essi vi aggiunsero un quinto volume, edito da Isaac Hebrecht al quale Figulus aveva lasciato i suoi scritti a Strasburgo, le cui opinioni, tuttavia, non furono mai tenute in debito conto dall'editore. Quest'edizione contieneva in particolare dei testi antichi come la Turba philosophorum (Tavola chimica) di Senior Zadith (alias l'alchimista arabo Ibn Umail), o la Margarita pretiosa novella (la preziosa perla nuova) di Pietro Bono (scritta verso il 1330).
Quarta edizione del 1659-1661
Nel 1659, l'erede di Lazare, Ebehard Zetzner, mandò alle stampe una quarta edizione, implementata nel 1661 da un sesto volume. Quest'ultimo constava essenzialmente di traduzioni latine a cura di Johann Jacob Heilmann e di trattati alchimistici pubblicati in tedesco e francese durante la prima metà del XVII secolo. I sei volumi di quest'ultima edizione contenevano in totale più di 200 trattati. Isaac Newton (1643-1727) ne acquistò una copia nel 1669 per 1 sterlina e 8 scellini.
L'altro grande compendio alchemico è la Biblioteca Chemica Curiosa del medico svizzero Jean-Jacques Manget, pubblicato nel 1702 e del quale 35 dei suoi 140 trattati si trovano inclusi nel Theatrum Chemicum.
Sommario dell'edizione finale del 1659-1661
Volume I
Volume II
Volume III
Volume IV
Volume V
Volume VI
Note
Bibliografia
- H. C. Bolton, A select bibliography of chemistry, Washington, 1893, Smithonian Miscellaneous Collections, vol. XXXVI, p. 1051-1058.
- A. L. Caillet, Manuel bibliographique des sciences psychiques ou occultes, Paris, 1912, vol. 3, p. 591-595 (d'après Nicolas Lenglet Du Fresnoy, Histoire de la philosophie hermétique, Paris, 1742, vol. 3, p. 49).
- J. Ferguson, Bibliotheca chemica, Glasgow, 1906, vol. 2, p. 436-439.
- Carlos Gilly, On the genesis of L. Zetzner's Theatrum Chemicum in Strasbourg in: Magia, alchimia, scienza dal '400 al '700. L'influsso di Ermete Trismegisto, ed. C. Gilly, C. van Heertum, Florence, Centro Di, 2003.
- Didier Kahn, Alchimie et paracelsisme en France à la fin de la Renaissance (1567-1625), Ginevra, Droz, coll. « Cahiers d'Humanisme et Renaissance », 2007.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- Theatrum Chemicum Electronicum, su wbc.poznan.pl.
- Il sogno verde di Bernardo Trevisano, su gianfrancobertagni.it. URL consultato il 16 dicembre 2016.



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